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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

663222
Dossi, Carlo 15 occorrenze
  • 1879
  • Stab. Tip. Italiano DIRETTO A L. PERELLI - Ditta Libraria di NATALE BATTEZZATI
  • prosa letteraria
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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

obedienza alla legge, e rompèa un dei pani che avèan posato sul capo di quella biondìssima. --- Così spuntava un nuovo giorno per lui, il giorno di

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traeva alla spiaggia, fiso ogni sguardo alla rada e ad una balda fregata. Era quella la patria, tanto narrata dai vecchi e tanto dai giòvani udita, la già

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; stàvano, chi in piedi in una èbete immobilità, chi a terra accosciato, le palme alla faccia; tutti affranti da un viaggio lunghìssimo col non sequente

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E in un commosso silenzio, la mano di lei nella sua, ei rimaneva accanto alla Nera. I suòi occhi, lùcidi più che mai, volgèvansi, ora alla mamma, ora

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indefinita, vedèndosela allontanare. Ora, in quella nave, in que' palischermi, non iscorgèvan più il mezzo che li avèa tratti alla pena, ma i figli di

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sobbalzò. Egli temette che il sonno non si dovesse più distaccare da lei. E corse, con la svenuta, alla soglia di una vicina spelonca, un de' suòi

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gustare, che dell'altrùi non godere. E, intanto, la spada avèa intercette le messi immature alla falce, e già intorpidiva la terra al brumale letargo

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postura smargiassa. - Come! ... indietro? - Gualdo tuonò, le vene frontali gonfiate - Indietro a me? Cane! - e fe' l'atto di agguantarlo alla strozza

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scienza, non hanno se non nuovi conforti alla poesìa, frèmiti e onde, i quali, in chi naque inaccessìbile al sentimento, non sveglierànnosi mai, nè per

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distrutto ... L'Allegra, scannata ... Fuggiamo! ... salviàmoci alla vittoria - L'altra, che tenèvale dietro a non breve distanza, raggiungèndola in quella

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cantàvano. Era un inno alla Terra, alla madre comune, che, negli arcani connubii col padre Sole, avèa ridato agli uòmini generosamente il confidàtole seme

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Quando, l'alba seguente, il Beccajo affacciossi alla porta della sua casa, a sgombrarsi la mente, come il ciel si sgombrava, dalla pàvida notte

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senza legge, il che viene a dire, di servitù volontaria al vizio e alla miseria, avèano cospirato a lor danno, peggio del lungo regime di una legge

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vento, il mare è grosso, è inquieto, è nero come l'inchiostro. Nel lamentoso suo ruotolarsi alla spiaggia, senti come echeggiare fioca la voce delle

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padre e di una agonìa ... Balzài ... Come in un sogno, corsi alla casa natia, implorài di vederlo. Era la prima volta, dopo tanti anni, che comparissi

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